RAFFAELLO SIMEONI

'Orfeo incantastorie'

(Finisterre novembre 2018, Distribuzione Felmay / Egea)

 

PREMIO NAZIONALE CITTÀ DI LOANO COME MIGLIOR ALBUM 2018

PER LA MUSICA TRADIZIONALE ITALIANA

Prentazione dal vivo:

Giovedì 1 novembre, Roma, Auditorium Parco della Musica

Teatro Studio Borgna, ore 21

 

Ascolta Orfeo  CD 1 - Link ad uso promozionale

 

Ascolta Euridice CD 2 - Link ad uso promozionale

 

Raffaello Simeoni, ricercatore e instancabile autore,vive immerso in un’antichissima e attuale Trance. Un bardo moderno capace di suonare tutti gli strumenti del mondo, di modificarli e inventarsene di nuovi e di incrociare la sua voce di tuono con lingue moderne e popolari, come l’antico sabino della sua terra d’origine. Immenso. Imponente. Inarrestabile. Come ibernato da secoli e poi esploso fuori dal ghiaccio profondo, grazie al calore del fuoco della musica. Lui che ha contribuito alla rinascita della World Music italiana nel mondo, con l’esperienza fondamentale dei Novalia, con il doppio album Orfeo Incantastorie (in uscita il 2 novembre con l'etichetta Finisterre) arriva a condensare 30 ed oltre anni di musica creando un’opera di stupefacente potenza e modernità. Al centro la celebre figura di Orfeo che attraversa il mondo e la vita in cerca del canto e di un amore.Un disco importante che incanta e ci proietta verso un futuro medioevo in cui Orfeo esorcizza le sue paure e il mondo per ritrovare e celebrare l’amore.

Ogni canzone è un viaggio e può essere raccontato capitolo per capitolo. Onda per onda.

Apre il disco il brano Orfeo, un canto a cappella , sovraincisioni vocali alla maniera popolare dal “Trallallero genovese” al lamento del “Miserere“ e incursioni di  beatbox. Racconta l’inizio del vagare e dell’esplorare, la partenza, la ricerca di non si sa che cosa, guardando sempre avanti e, come dice il testo “vivere senza sosta, come una foglia che controvento piana si stacca al ramo e un mulinello la porta, domani me ne vado e non mi guardo indietro.”

Antiche rotteha sonorità più nordeuropee, la Nyckelharpa, strumento ad arco della tradizione svedese, qui suonata da Gabriele Russo (Micrologus), dialoga insieme a cornamuse asturiane, flauti irlandesi, organetto e percussioni, un canto accompagnato da un coro di bambini che parla di ricordi e speranza.

L’ottava rima dei poeti a braccio e il flow vocale dell'hip hop s'incontrano ne la Città mea, la tradizione del canto di Amatricee il rap di Edoardo Basile cercano insieme un nuovo spazio metropolitano, senza muri e barriere, per riscoprire antichi valori.

Kyrieleisongè stata registrata dal vivo in occasione di un concerto all’AuditoriumParco della Musica di Roma insieme a tanti amici come Goffredo degli Esposti e Gabriele Russo dei Micrologus, Peppe Frana, il grandissimo musicista spagnolo EfrénLòpez(L’Ham de Foc, Labirinth Project), Cristiano Califano e Attilio Costan alle chitarre, il tocco inconfondibile di Arnaldo Vacca alle percussioni e registrato da Paolo Modugno.

Nel discoanche uno dei grandi brani della tradizione, una splendida reinvenzione di La Cecilia, il testo ripreso dalla canzone orale di Italia Ranaldi, cantante popolare dell’alto Lazio. Un canto che racconta l’amore della donna soggiogata dall'arroganza maschile, una ballata arcaica ma così tristemente contemporanea.

Hibernia, cosìi Romani chiamavano l’Irlanda. Un brano strumentale in cui Simeonisuona mandole, cornamuse e flauti ( Octavemandolin, Uillean pipe e Low whistle) e cerca la musica del popolo irlandese trasformando pian piano il brano in un saltarello sabino per ritornare alla fine a mescolarsi ad un CelticReel.

Furtuna è un canto improvvisato a tre voci sovraincise, libera interpretazione del canto corsoSette galere.

Ninfa Mantra,scaramantica ballata di un amore ostacolato, si apre con la zampogna di Goffredo degli Espostie come per magia il suono delle cetre e delle chitarre romantiche si trasforma in un ciclo di Raga, con voci e strumenti indiani come con Banzuri (flauto traverso di canna), Sitar e percussioni (Sagat e Tabla).

Lagune é una metafora cantata, scandita dal ritmo delle onde, con suoni di flauti, bouzouki, e uillean pipe (Massimo Giuntini) dove terre sospese tra cielo e mare, dove un amore che ormai sembra immobile, riscopre continui movimenti.

Nomadi confini sequenza minimalista suonata dalla Nyckelharpa, dove il Kaval (flauto bulgaro), organetto e Daf di Paolo Modugno (tamburo a cornice persiano), dialogano su un racconto di una lettera cantata. Il protagonista scrive alla propria madre dal carcere, la rassicura e la conforta dicendo che tutto questo presto finirà e che il loro sarà per sempre un amore immortale.

Chiude il primo CD Lullaby, ipnotica e distensiva serenata suonata con l’Ukulele. Orfeo si riposa per poi riprendere il suo infinito viaggio.

Il secondo disco si apre con Euridice,una canzone che canta la partenza da casa, la fuga dalla guerra, le strade da percorrere, gli incontri e l’incognita di cosa ti aspetta al tuo arrivo e al tuo ritorno. Con la zampogna di Marco Iamele e la voce di Susanna Buffa.

Aquilone è una ninnananna. In ogni disco che Simeoniha realizzato ce n’è una, suonata a casa in solitudine, con la chitarra, il Saz (liuto turco) e il Guanzì (oboe popolare cinese). 

Calexico è quel confine tra California e Messico, dove si nasconde chi fugge dai paesi latini per poter raggiungere l’America del Nord, brano cantato nel suo dialetto e in spagnolo, con l’amico colombiano Roland Ricaurte, strumenti italiani, francesi (alla ghironda Giordano Ceccotti ), precolombiani , cinesi e africani si fondono in un “ human planet trance” che parla della nostra evoluzione.

Ed ora arriva il personaggio diBuffalmacco, pittore del Trecento,  chiamato così proprio per quella sua pittura stilisticamente indefinita, burlone e spensierato, come questa traccia nata da una serie di arpeggi “fingerstyle” alla maniera di un maestro come John Renbourn, completamente stravolti da organetto, zampogna e ciaramelle, saz, gli scacciapensieri di Puccio Castrogiovanni , il basso DAB di Dario Carbutti, le percussioni di Carlo Ferretti e la voce che decanta una filastrocca in stile popolare, insomma una surreale lauda alla Bosch.

Segue Hennè, immaginario paesaggio contemporaneo, l’amore rubato e represso che attraversa barriere e contraddizioni culturali raccontato con alla chitarra classica di Cristiano Califano, con i synth di Paolo Paniconie i liuti arabi suonati dallo stessoSimeoni.

Boio cantareè un “canto alla stesa”, reinterpretato e rielaboratocon sonorità medievali nordiche, atmosfere lapponi che arrivano al jazz di confine.

È il turno dell'Incantastorie, che è lo stesso Raffaello che fotografa la sua vita, la sua terra, i ricordi, l’infanzia, il suono, la musica, la pittura,il disegno (il suo disegno), un racconto popolare cromatico e ritmico, pagine musicali che formano uno sfondo sonoro dove si libera in volo con un flauto giapponese (Shakuhachi) perdendosi tra i paesaggi e i tamburi del Maghreb.

Il medioevo è sempre stato un grande amore, le laudi, gli strumenti, fare il cantore a liuto come nelle iconografie, loha sempre affascinato, da qui è partito scrivendo Trasparenti sogni, aggiungendo in “sequentia” voci, liuti e vielle, tamburi a cornice e a bandoliera, che interagiscono con ghironde elettroacustiche, elettronica e suoni contemporanei.

La storia di Fior de Mimosa è una di quelle che ogni giorno ci attraversa la vita, di quelle che vedi in tv, una storia senza approdo, lui che aspetta un amore che mai arriverà, lei che scompare come Euridice negli inferi, guardando da lontano una spiaggia (Lampedusa beach).

“Quanno l’amante giunge all’amata lì si riposerà” scriveva Leonardo da Vinci, così ha ripreso un suo sonetto in ContusAntigus, brano che chiude il disco, dopo  tanto viaggiare per mari, per monti, frontiere, periferie e città, mete visibili e invisibili, tra i suoni del mondo, per ritrovare la soglia e la porta di casa, così poter riposare per poi ripartire.

 

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