Tra le voci portoghesi più apprezzate del momento, Sara Tavares nel 2008 ha pubblicato una raccolta dei suoi primi 2 album con un dvd dal vivo dal titolo ALIVE IN LISBOA.
A soli 16 anni Sara Tavares ha vinto due tra le più prestigiose competizioni canore portoghesi. Nata ventisette anni fa in Portogallo da immigrati capoverdiani, Sara è cresciuta musicalmente acquisendo diversi stili, come il Gospel, Funk and Soul. L’esperienza artistica le ha permesso di incorporare conseguentemente tutte quelle influenze che arrivano dalla cultura africana, consentendole di creare uno stile personale facilmente identificabile. Il suo secondo album Mi Ma Bô, prodotto da Lokua Kanza, ha avuto un successo strepitoso in Portogallo e le ha consentito di affacciarsi sulla scena musicale internazionale. Dopo cinque anni di attesa, finalmente, siamo in grado di apprezzare l’evoluzione stilistica di Sara in un album interamente prodotto da lei stessa (tutti i brani sono di sua composizione). Balance mostra una Tavares in piena forma, che suona quasi tutti gli strumenti e riesce a creare quel connubio di culture in modo estremamente personale. Gli arrangiamenti sono curati nei minimi particolari, la sua voce è cristallina, i suoni dimostrano una ricerca estrema della timbrica. La chiave di tutto, però, ci viene regalata dall’intervento di quei ritmi che hanno segnato la crescita musicale di Sara: il Funky e il Soul. E’ quasi impossibile immaginare come la sensazione di questi ritmi incessanti sia marginale ma allo stesso tempo percepibile; un lavoro di fusione ritmica forse puramente intuitivo ma non per questo riconducibile ad una incontestabile capacità artistica.
“C’è una vastissima generazione di capoverdiani e altri africani qui a Lisbona, a Parigi, a Boston, ovunque… con una sorta d’identità confusa,” dice Sara Tavares. “La nostra generazione si sente decisamente persa, dato che non esiste una cultura specificamente nostra; che ci rappresenti.”
Quando sono con i miei amici, creiamo una comunità molto, molto interessante,” spiega la Tavares. “Parliamo in slang portoghese e angolano, in crioulo capoverdiano, e ovviamente un po’ in inglese. Nel crioulo ci sono parole inglesi e francesi. Questo perché gli schiavi da ogni parte del mondo dovevano comunicare, pur non sapendo le stesse lingue. Siamo una cultura meticcia.”
Il gioco multilingue è presente in tutto l’album, e Sara si sposta da un riferimento culturale all’altro con naturalezza. Il titolo dell’album, Balancê, ha molteplici significati. Il termine balanço viene usato in Portogallo per definire una musica dolce, che “culla.” Gli africani lusofoni usano balancê più genericamente. “Quando mangi qualcosa di molto buono, dici ‘questo cibo è balancê!’” spiega Sara.
“Per me la canzone Balancê descrive anche come le persone oscillano tra la tristezza e la gioia, il giorno e la notte, il dolce e il salato. Cammini sempre su un confine sottile e devi mantenere l’equilibrio tra emozioni contrastanti. Devi giocare con quel confine per restare in piedi. Se sei troppo rigido, alla fine cadi.”
“L’intero album è un insieme di ninne nanne a me stessa. È pieno di messaggi sull’autostima e l’amor proprio. Sull’apprezzamento e l’integrazione del ‘diverso’.” Bom Feeling, il cui titolo accosta una parola portoghese e una inglese, significa ‘bella sensazione’. Mentre alcune persone disprezzano lo slang portoghese parlato dagli africani, Sara Tavares ne fa uso continuo, identificandosi con la cultura di strada.
Poka Terra risente delle influenze afro-beat e semba (uno stile angolano). Con questa canzone Sara invita tutti a risvegliare la propria coscienza e diventare responsabili per se stessi. Canta: “Un coccodrillo che dorme diventerà una borsa di coccodrillo in un negozio.” In Planeta Sukri (Il Pianeta di Zucchero) mescola ritmi reggae con il coladeira, un genere tradizionale capoverdiano reso celebre da Cesaria Evora. “È una canzone d’amore. Il testo recita: ‘Portami su un pianeta di zucchero, portami dove non ci sono tristezza o lacrime.’”
In Muna Xeia (Luna Piena) Sara parla alla luna. Il titolo della canzone è nato da un errore accidentale, la fusione del termine inglese “Moon” con il suo corrispondente portoghese “Lua”. “È una canzone molto femminile, in cui parlo alle donne. Innanzi tutto la donna in me, poi alle donne africane e a tutte le donne del mondo.
Alcuni anni fa, Sara ha trascorso un periodo a Capo Verde in cui ha collaborato con una compagnia di danza. “Mi hanno dato la forza per sperimentare. Se quelli che vivono in patria possiedono la cultura, noi che siamo in diaspora possiamo anche sperimentare. ”
“Voglio essere parte di un movimento come quello degli afro-americani, degli afro-brasiliani. Invece di suonare la musica dei loro antenati, hanno creato un’identità musicale propria. E ora è riconosciuta. È considerata completa, autentica e genuina. Ci vorrà molto tempo prima che la mia generazione debba scegliere se essere africana o europea. Penso che non dovremmo dover scegliere. Dovremmo solo esserci e festeggiare!”